Le fonti della tradizione tramandano le vicende di un antico regno, il Van-lang, che sarebbe sorto nella valle del Fiume Rosso in tempi remoti, nell'anno 2879 prima della nostra Era. Viene anche tramandata una lista di 18 leggendari sovrani ognuno dei quali ebbe un regno incredibilmente lungo tanto che la loro signoria si protrasse per ben oltre ventisei secoli.
Gli storici contemporanei hanno, giustamente, sottoposto a profonda critica queste narrazioni dal sapore quasi mitico nelle quali un fondamento di verità storica è stato rielaborato dalle credenze popolari e ha subito innumerevoli manipolazioni cui si sono aggiunti i numerosi errori e le approssimazioni degli antichi annalisti e dei copisti. Non ostante queste critiche degli specialisti i Vietnamiti amano ancora credere a questo racconto leggendario sulle loro lontane origini e sul mitico antenato fondatore del regno, Hung Vuong, il cui ricordo incredibilmente permane tuttora vivo. Una ballata popolare, ancora oggi in voga nelle campagne del nord, rammenta a tutti i vietnamiti che: "anche se voi ve ne andrete per monti e per valli, non dovete dimenticare il giorno in cui morì l'Antenato, il decimo giorno del tredicesimo mese lunare".
Come tutte le leggende, anche questa quindi, nata quando gli uomini erano ancora bambini, confonde storia e fantasia e contiene qualche insegnamento. Si narra, dunque, che in un tempo remoto il signore dei Dragoni acquatici del Paese dei Lac prese in moglie la Immortale Au-Co, la divinità della Montagna che adorava come totem la fenice. Dalla loro unione nacque un bulbo che conteneva cento uova dalle quali uscirono cento bambini. Un giorno, però, il marito disse alla moglie: "io appartengo alla razza dei draghi delle acque, tu a quella degli immortali del cielo. L'acqua e il fuoco non possono convivere". Allora decisero di separarsi e cinquanta figli seguirono il padre nelle acque del Mare dell'Est; gli altri cinquanta, con la madre, restarono sulle terre emerse. Si divisero ma si lasciarono con il solenne impegno preso davanti al padre Dragone di non dimenticarsi gli uni degli altri: "ci separiamo ma, sia che noi siamo sulle vette dei monti, sia che viviamo nelle basse terre inondate, in caso di bisogno noi ci faremo un cenno. Questo non lo dimenticheremo!".
Uno dei cinquanta figli che avevano seguito la madre nel regno delle alte terre, di nome Hung-vuong, salì poi al trono e divenne il primo re di Van-Lang, l'Antenato di tutti i vietnamiti, come tramandarono poi anche gli annalisti della dinastia cinese dei Tang. Sgombrato il campo da tutti gli elementi fiabeschi, gli studiosi hanno accertato la realtà storica di questo primo regno sorto nel Vietnam settentrionale nel tardo neolitico e protrattosi sino a tutta l'Età del bronzo che in questa regione giunge fino al terzo secolo a.C.; tutto lo sviluppo del Sud-Est asiatico risulta quindi retrodatato di circa 15 secoli rispetto al bacino del Mediterraneo ove il bronzo cedette il posto al ferro con l'arrivo degli Ittiti intorno al XVIII secolo avanti Cristo.
Grazie agli scavi e alle stupende incisioni dei tamburi in bronzo di Dong Son conosciamo molte cose sulla vita quotidiana degli abitanti di questo primo regno vietnamita. Ancora non avevano addomesticato gli animali e quindi non usavano aratri tirati dai bufali, ma lavoravano la terra con zappe di pietra levigata ma riuscivano comunque ad avere due raccolti di riso ogni anno. Andavano a caccia, o combattevano, con lunghi archi e frecce le cui punte in bronzo erano avvelenate. La preparazione di questo veleno era un segreto gelosamente custodito dagli anziani. Avevano la consuetudine di tattuarsi il corpo e di tenere i capelli annodati sul capo e ricoperti da una sorta di turbante. Gli antichi autori cinesi parlano di loro come del "Regno degli uomini nudi" perché indossavano solo un gonnellino in stoffa. Avevano l'abitudine di masticare il betel e di laccarsi di nero i denti e i loro culti erano di tipo animista. Onoravano i geni protettori dei fiumi, delle risaie, delle foreste e gli spiriti delle forze della natura come la pioggia, il vento, le nuvole e, primo fra tutti, il sole che era raffigurato al centro dei grandi tamburi rituali in bronzo della cultura dongsoniana. Grandi onori e un culto particolare era riservato agli antenati così come è rimasto costume nel Vietnam contemporaneo.
Gli annali cinesi chiamarono queste genti Lac-Viet e questo termine è il più antico nome dei Vietnamiti di quel regno di Van-Lang le cui origini restano avvolte nella leggenda ma la cui fine è fissata con precisione nella storia: nell'anno 258 avanti Cristo quando si lascia il mito e si entra nella storia.