All'inizio era il Mito
Prima ancora che gli uomini sentissero la necessità di incidere lastre di pietra o tavolette di argilla per rendere eterna la memoria delle imprese compiute da eroi e sovrani e ben prima che Erodoto concepisse il suo ambizioso progetto di narrare la Storia, il ricordo del passato si eternava in narrazioi tramandate verbalmente di padre in figlio, di cantore in cantore. Era “il Sapere” delle cose antiche, preziosissimo perché conteneva quella memoria delle origini in cui tutti potevano trovare la spiegazione del presente. Erano narrazioni in versi, cantate più che recitate e accompagnate dalla musica di strumenti a fiato e a percussione. Per lunghissimo tempo nessuno mai le trascrisse e così, di recita in recita, si arricchirono sempre di particolari o eventi che il narratore, a suo piacimento, inseriva, forse per compiacere la platea oppure, più spesso, per convincere la gente della sacrosanta giustezza di alcuni riti religiosi o della, non meno sacrosanta, legittimità del potere di alcune caste. Non esistevano testi scritti e ognuno era quindi libero di usare l'autorità e il prestigio degli antenati, modificando a suo piacimento gli accadimenti del passato. Impossibile quindi andare oggi a cercare in quelle narrazioni una oggettiva verità storica. Non dobbiamo però sdegnosamente rigettarle come mere creazioni della fantasia. Il mito nasce da eventi reali, che sono poi stati raccontati con una fervida e un po' ingenua fantasia che li ha in parte deformati ma restano, in ogni caso, nella loro essenza incontestabilmente veri. In Laos, gli antichi cantori narravano che il mondo che conosciamo e le genti che lo popolano ebbero questa origine:“un tempo il cielo e la terra non erano divisi, gli uomini e gli dei potevano incontrarsi e parlare tra loro. Venne però un tempo in cui gli uomini cessarono di portare il dovuto rispetto e di rendere omaggio alle divinità; il re degli dei, irato, scatenò allora le acque del cielo e innondò la terra. Fu il diluvio.Tutti gli esseri umani morirono, a eccezione di tre principi che furono portati in cielo. Quando le acque si ritirarono e riemerse la terra, i tre principi ridiscero sulla terra accompagnati da un bufalo. L' animale però morì subito, ma dalle sue narici spuntò una liana che sorreggeva tre gigantesche zucche. Le zucche, giunte a maturazione, si aprirono e ne uscì fuori una fiumana di esseri umani. Il mondo così si ripopolò. Il re degli dei inviò allora suo figlio, Khun Borom, per governare il mondo. Montato su un gigantesco elefante scese dal cielo, seguito dal suo nonno e dalla sua sposa "Nhe", che avevano il potere di allontanare gli spiriti malvagi. Khun Borom ebbe sette figli. Il più anziano regnò su Xieng Dong-Xieng Tong. Gli altri fratelli salirono sul trono di Xieng Khouang, della Cina, del Viet-nam, di Lan Na, del Siam e di Pegu."
Questo è un mito di carattere cosmico che si ricollega a analoghi miti semitici, mesopotamici, indoariani e anche mesoamericani. Ne esiste però anche una variante popolare che è molto più vicina alla realtà etnica e storica dell' antico Laos e prende inizio da quando compaiono le zucche, che però, in questo caso, non sono più tre ma una sola e racconta che: "allora Phou Lan Xou, l' inviato di Phaya Then, il re del cielo, prese la sua lancia rovente e forò la zucca. Subito gli uomini si precipitarono fuori per popolare la terra, ma erano così numerosi che la apertura non era sufficiente. Presero allora dei coltellacci e con questi fecero altri fori nella zucca e da questi buchi tutti gli uomini riuscirono a uscire fuori." Questa seconda versione della leggendaria narrazione offre una spiegazione, anche se semplicistica e “fabulosa”, dei diversi tipi etnici che ancora oggi compongono il mosaico etnico laotiano. I Kha, le etnie austro-asiatiche che popolano i monti della Catena annamitica, che uscirono per primi dal foro praticato dalla lancia rovente, ebbero la pelle più scura. I Thai, che passarono, dopo, dalle aperture fatte con i coltelli, conservarono una pelle più chiara. Gli studi archeologici, antropologici e storici, comparati anche con le ricerche fatte sul popolamento degli altri paesi del Sud-Est asiatico, pur in assenza di documenti scritti ci consentono oggi di delineare un quadro ragionevolmente attendibile dello svolgersi dei successivi insediamenti di popolazioni nel territorio dell’attuale Laos in epoca storica. Intorno al V secolo avanti Cristo, inizia a delinearsi la ripartizione del territorio fra le popolazioni dell'originario sostrato di ceppo austronesiano e austro-asiatico e i gruppi di ceppo mon-khmer, sicuramente più evoluti e socialmente organizzati, prendono il controllo delle regioni pianeggianti e dei fondivalle. Fu in questo periodo, protrattosi fino agli inizi dell' Era Cristiana, che, mentre lungo il corso dei fiumi del bacino del Mekong si affermava la cultura del Bronzo, sui rilievi fiorì invece la cosiddetta civiltà del megalito. Sono stati ritrovati dolmen e menihr, non dissimili da quelli diffusi, almeno due millenni prima, in Europa, e soprattutto si è trovata la testimonianza delle grandiose giare litiche della famosa Piana, che quasi sicuramente avevano una funzione funeraria. E’ solo intorno al VII secolo d. C. che le popolazioni thai, di tipo mongolico e con carnagione chiara, scesero dalle zone montagnose dello Yunnan e, a Oriente, si divisero in due grandi ondate migratorie: una seguì il corso del Chaopraya e si stanziò in quello che venne chiamato Siam, l’altra discese il corso del Mekong prendendo possesso delle pianure rivierasche a ridosso della Catena annamitica e respinse verso le zone montuose gli antichi abitanti che sprezzantemente chiamavano kha, che altro non significava che “selvaggi, schiavi”. Questi Thai scesi dallo Yunnan, comunque, non formavano un gruppo etnico omogeneo: numerose erano i gruppi tribali, ognuno dei quali possedeva una propria specifica identità culturale, sociale e politica. Il gruppo più consistente e coeso era comunque quello dei Lao che assunsero una posizione di preminenza politica, culturale e economica, si resero egemoni costituendo salde signorie organizzate però ancora a livello tribale. Sul piano storico, comunque, sino a quando il Laos non entra nell' orbita della nascente potenza khmer non possediamo che scarse e frammentarie informazioni. Per certo si può solo stabilire, grazie al ritrovamento di alcune iscrizioni epigrafiche, che a partire dal VI /VII secolo gli eserciti del Cenla si spinsero nel Laos meridionale creandovi, sotto il regno di Mahendravarman, degli insediamenti e delle fondazioni religiose. Riguardo a questo periodo le scarse fonti laotiane si mantengono nel leggendario e non è stato reperito alcun documento storico attendibile sulla costituzione di prime forme statali organizzate lungo il medio corso del Mekong. Gli antichi racconti laotiani narrano che il primo re lao si chiamava Khoum Lo e salì al trono nel 757 d. C. all' età di 23 anni; da lui sarebbero poi discesi 14 re che ressero il Paese per cinque secoli. Questa narrazione presenta però numerose incongruenze se viene raffrontata con quanto si conosce sulle vicende del confinante Impero khmer, del Regno del Champa e della calata a Sud delle popolazioni Thai provenienti dallo Yunnan. In ogni caso è da escludere che in quei secoli potesse già esistere una qualsivoglia forma di stato unitario nel territorio che oggi chiamiamo Laos. Possiamo pensare invece alla esistenza di una serie di principati, di signorie e di gruppi tribali, tutti più o meno tributari dei più potenti e coesi Stati confinanti. Pochi, ma precisi elementi di certezza storica sulle vicende laotiane si possono cominciare a ricavare solo dalle più antiche iscrizioni di Angkor che fanno cenno alle prime campagne militari condotte dagli eserciti khmer sul medio corso del Mekong.