Il vecchio George Bush padre, prima di essere direttore della CIA e di diventare poi Presidente degli Stati Uniti, fu a capo dell’USLO a Pechino, l’United States Liaison Office che rappresentava gli interessi

Erano gli inizi del mese di marzo 1975 e Phnom Penh, stretta d’assedio dal FUNK, era ormai Isolata dal resto del mondo. I suoi seicentomila abitanti, cui si era aggiunto un milione e mezzo di profughi, non ricevevano più alcun rifornimento di cibo e le bombe cadevano ormai sul centro della città.
Il cuore di Sihanouk trepidava per la sorte che, in tale drammatica situazione, avrebbero potuto avere i film di cui lui era stato sceneggiatore, regista, interprete principale e compositore delle musiche.
Scrisse allora al Presidente degli Stati Uniti Gerald Ford un’accorata lettera in cui diceva: “Io, Norodom Sihanouk, antico re di Cambogia, ho l’onore di inviarLe questa lettera per presentare a Vostra Eccellenza una questione non di ordine politico ma culturale.

Gli Americani presero molto sul serio la questione, o almeno pare,
e il 27 marzo George Bush rispose a Sihanouk dicendo che il messaggio era stato trasmesso a Washington e che era stato incaricato di trasmettere a Sihanouk la risposta del governo americano. John Holdridge, uomo dell’USLO, incontrò un emissario di Sihanouk ma il solo risultato che si ottenne furono le dimissioni e la partenza di Lon Nol per le Hawaii, con una solida buonuscita in dollari.

I “capolavori cinematografici” di Sihanouk, a differenza del popolo cambogiano, non subirono alcun danno, neppure durante i tragici tre anni, otto mesi e venti giorni che fecero seguito al 17 aprile 1975.
Chi ha vissuto in Cambogia da prima dell’anno 2000 ha avuto modo di vedere trasmessa sulla televisione nazionale tutta la produzione artistica di Sihanouk e forse si è rammaricato che, durante la guerra, nessun ordigno incendiario la abbia fatta sparire dalla faccia della terra.