Il Primo ministro Hun Sen, in un discorso del febbraio 2009 ma che resta ancora oggi attuale, ha espresso il punto di vista del governo cambogiano sul processo ai Khmer rossi. “Ci sono delle persone – ha detto – che erano a conoscenza dei massacri compiuti tra il 1975 e il1979, ma hanno continuato a sostenere i Khmer rossi fino agli anni novanta. Costoro dovrebbero essere puniti più severamente degli stessi accoliti di Pol Pot. Se si deve giudicare ciò che è accaduto, bisogna, prima di tutto, giudicare l’ONU e i paesi che hanno riconosciuto i Khmer rossi fino al 1991. Ora l’ONU gioca a dirci che noi dobbiamo fare questo o quello. Noi avevamo tenuto un processo già nell’agosto 1979, che si concluse con la condanna a morte di Pol Pot e di Ieng Sary, ma loro hanno deciso di non tenerne conto e, ora, pretendono, trenta anni dopo, un nuovo processo che è complicato e che costa milioni di dollari. Non me ne importa niente, io devo fare il mio lavoro per costruire un futuro per il nostro popolo. Da parte mia, tutto quello che potevo fare l’ho fatto. L’ho fatto per i diritti dell’uomo e il primo diritto è quello alla vita. Ho combattuto con le armi contro il regime dei Khmer rossi, ho messo fine alla loro dittatura, ho combattuto per impedirgli di ritornare. Ho lavorato per la costituzione di questo nuovo tribunale e ho fatto arrestare i cinque imputati sotto giudizio, ma ciò che ora più mi diverte è il vedere che coloro che oggi più blaterano sul tribunale sono quegli stessi che per anni hanno sostenuto i Khmer rossi.”
Hun Sen racconta una storia vera. Nell’ottobre 1979, all’Assemblea generale dell’ONU 71 stati votarono per il riconoscimento del deposto governo di Pol Pot, che conservò il seggio all’Onu fino al 1991, 35 paesi votarono contro e 34 si astennero. Nella stessa occasione il Vietnam fu condannato come stato aggressore e fu imposto l’embargo contro la nuova Cambogia. Fra gli stati a favore di Pol Pot c’erano il Belgio, il Canada, la Germania dell’Ovest, la Grecia, il Giappone, l’Inghilterra, gli Stati Uniti e l’Italia. Pol Pot e il suo alleato Sihanouk erano i “bastioni” contro la penetrazione sovietica nel Sud-Est asiatico. Dopo il crollo dell'Unione Sovietica Pol Pot non fu più utile e - dopo 12 anni di complicità - tutti questi ipocriti "democratici" si affannarono a denunciare i crimini che il suo regime aveva commesso.
Durante quei dodici anni dove erano quei famosi ed "eroici" giornalisti, che poi hanno fatto le loro fortune denunciando i crimini dei Khmer rossi. Ipocriti prezzolati hanno taciuto fino a che i loro padroni non gli hanno dato il permesso di parlarne. Non faccio nessun nome ma chi vuole capire....capisce.