Angkor imperiale

Il soggiorno di Jayavarman II in Giava coincise con gli anni durante i quali fu costruito il Borobodur, primo esempio di tempio-montagna eretto per celebrare il culto del deva-raja. Era il luogo sul quale si compiva il rito che sacralizzava la figura del sovrano dando al potere regale la forza di una investitura divina.
Il giovane principe vide anche il modo in cui era resa prospera l'agricoltura grazie a sistemi di raccolta delle acque, chiamati waduk, che consentivano l'irrigazione dei campi anche durante la stagione secca.
Quando nel 798 tornò in Cambogia trovò il paese ancora lacerato da guerre tra clan ma con una serie di campagne militari sottomise al suo volere le famiglie in lotta.
Avendo chiaro nella mente l'assetto del potere e la struttura economica che avrebbe dovuto avere il nuovo regno di Cambogia, scelse il luogo ottimale per porvi la capitale. Il sito ideale lo trovò sulle rive del Grande lago le cui acque portavano fertile limo ed erano una inesauribile riserva di pesce.
Dal lago, scendendo il Tonle Sap si poteva navigare fino al Mekong e quindi raggiungere ogni angolo del paese. Sulle rive, folti boschi fornivano il legname da costruzione e per alimentare le fornaci di mattoni. Il phnom Kulen era una inesauribile cava di pietra da costruzione e dalle sue pendici scendevano fiumi che irrigavano le pianure degradanti verso il lago.
Dopo aver posto la sua capitale in Hariharalaya cominciò a mettere in atto i suoi progetti e fece sbarrare con una diga lunga 3.800 metri il corso di alcuni fiumi che scendevano dal phnom Kulen. Un chilometro a monte fece inalzare una seconda diga per rallentare il corso dei fiumi e trattenere i detriti trasportati dalle acque: era un bacino di grandi dimensioni che era posto a monte dei campi per cui, sfruttando la pendenza del terreno, si aprivano le paratie e le acque defluivano andando a irrigare le risaie. Questo fu il primo dei baray, i bacini di raccolta delle acque costruiti a diga, e fu il modello dei sistemi di ingegneria idraulica che nei secoli successivi gli Khmer svilupparono fino a dimensioni grandiose.
Il secondo atto compiuto da Jayavarman II fu non meno importante per il futuro dell'impero: proclamò il carattere sacro del potere regale facendolo divenire il fondamento stesso dello Stato.
Sull'alto del phnom Kulen fu eretto un tempio nel quale venne posto il sacro linga, simbolo di Shiva, e un brahmano celebrò " un rito tramite il quale la Cambogia non fosse più dipendente da Giava e che non ci fosse nel regno che un solo re che ne era l'unico sovrano".
Jayavarman II morì nel 850 ed ebbe come successore un figlio che non lasciò tracce nella storia. Fu un nipote che, salito al trono nel 877 con il nome di Indravarman I, seppe portare a compimento le sue opere e diede forza al regno.
Fece chiudere con pareti laterali le due dighe esistenti e creò un bacino chiuso che da lui prese il nome di Indratataka. Fece costruire il tempio dinastico di Prah Ko e il primo grande tempio montagna, il Bakong su cui venne posto il sacro linga rivestito d'oro. Condusse numerose campagne militari e spinse a Nord e a Ovest i confini del regno oltre quelle che sono le frontiere attuali della Cambogia.
Il figlio Yashovarman I salì al trono nel 889 e ebbe in eredità un regno tanto prospero che ormai la pianura di Hariharalaya non era più bastante.
Dal bacino di Indratataka fece tracciare una strada lunga 16 chilometri che conduceva a Nord-Ovest, fino a uno spuntone roccioso alto 65 metri sulla pianura, il phnom Bakheng o "monte dei Possenti Antenati", al cui culmine costruì un tempio-montagna ove fu posto il sacro linga. Ai piedi della collina innalzò un terrapieno a difesa della nuova capitale chiamata Yashodarapura, che è il primo nucleo della futura Angkor.
La nuova città aveva bisogno di grandi riserve idriche per la sua popolazione e per irrigare i campi. Yashovarman diede ordine di realizzare un'opera gigantesca. Fu livellata una superfice di oltre 7 chilometri per 1700 metri. Intorno venne innalzata una diga perimetrale alta 3 metri e le acque dello stung Siem Reap vi furono convogliate all'interno. Si creava un bacino contenente oltre 40 milioni di metri cubi d'acqua che rendevano fertili tutte le campagne circostanti e soddisfacevano i bisogni di una cittá il cui perimetro era di 24 chilometri.
Alla morte di Yashovarman, nel 910, fece seguito un periodo di lotte dinastiche da cui uscì vincitore Jayavarman IV che però per l’opposizione degli ambienti di corte decise di lasciare la città e fondare una nuova capitale, una settantina di chilometri a Nord-Est, a Koh Ker. Furono costruiti imponenti templi e grandi baray ma alla morte del re il successore Rajendravarman abbandonò il sito e nel 944 fece ritorno all'antica capitale, ormai chiamata Angkor, la "Città" per antonomasia.
Rajendravarman fu il primo sovrano che portò i suoi eserciti contro il Champa di cui conquistò e saccheggiò la capitale Indrapura dando inizio a un'ostilità destinata a durare tre secoli.
Fece costruire il Mebon e il Pre Rup e promosse la realizzazione di uno dei capolavori dell'arte khmer, Banteay Srei.
Il figlio Jayavarman V regnò per oltre 30 anni e morì nell'anno 1001 dopo aver consolidato le conquiste paterne. Questa nuova potenza trovò degna sede nelle terrazze e negli edifici del Palazzo reale costruito da Jayavarman V nel luogo che per tutti i 450 anni successivi ospitò poi i sovrani khmer.
Alla sua morte nuove lotte per il potere insanguinarono l'impero fino a che nel 1011 non si impose Suryavarman I che detenne il potere fino al 1050. Fu un re guerriero e conquistatore e sottomise tutti i principati mon della valle del Menam. Discese lungo la penisola malese poi si rivolse a Nord e risalì il corso del Mekong imponendo il dominio khmer su tutti i territori fino a Luang Prabang. Completò le opere iniziate dal suo predecessore, come il Phimeanakas e il Ta Keo, ma la sua impresa maggiore fu la costruzione del Baray occidentale, un bacino idrico lungo 8 chilometri e largo oltre 2 che poteva contenere 50 milioni di metri cubi d'acqua.
Il figlio, Udayadityavarman II, non ebbe la grandezza del padre e il suo regno fu tormentato da continue rivolte interne ma fu anche un periodo di autentico fulgore artistico con la costruzione dell' imponente tempio-montagna del Baphuon. A periodi di splendore seguono sempre tempi oscuri e l'impero per riprendere la sua ascensione dovette attendere il 1013 quando prese il potere Suryavarman II.
 
 
Uno splendido Medio Evo
Veramente splendido fu questo tardo Medio Evo asiatico illuminato dal fulgore di Bagan e dalla magnificenza di Angkor anche se non ci furono mai contatti tra le due civiltà e gli eserciti khmer, spingendosi a Occidente, si arrestarono ai confini della Birmania accontentandosi di ricevere un formale tributo e un altrettanto formale atto di sottomissione del regno di Pegu. Lo stesso Suryavarman II, forse il più bellicoso fra gli imperatori khmer, non varcò quella frontiera e si limitò a consolidare il dominio sui principati mon e sulle tribù di Thai che erano scese dallo Yunnan cinese. A Nord-Ovest continuò la lunga guerra contro i Cham e ne conquistò la capitale Vijaya saccheggiandone i templi. La sua ambizione lo spinse oltre e tentò di sottomettere anche il Dai Viet. Condusse una prima campagna militare nel 1128 e inviò una flotta di 700 vascelli a devastare le coste vietnamite. Condusse un'altra spedizione nel 1138 e dodici anni più tardi inviò un esercito che venne però decimato dal freddo trovato sulla Catena annamitica. Le guerre furono numerose ma nessuna si concluse con risultati durevoli nel tempo. Molti furono gli insuccessi e molto alto fu il prezzo umano e economico che gli Khmer pagarono.
Suryavarman II non realizzò nessuna grande opera per aumentare il potenziale economico e agricolo dell'impero ma profuse ricchezze per arricchire di templi la capitale e il suo nome resta nella storia per essere stato l'artefice del capolavoro dell'arte e della architettura khmer: Angkor Vat.
Era inevitabile che la sua morte lasciasse l'eredità di una situazione politica e economica difficile che il suo successore Dharaindravarman gestì con difficoltà la complessa situazione e, quando anche lui morì, le contraddizioni esplosero in lotte che nel 1165 si risolsero a favore di un notabile che con un sanguinoso colpo di stato eliminò tutta la famiglia reale e prese il potere. Sopravvisse solo un principe che era a capo dell' esercito che nel Nord fronteggiava i Cham e che era riuscito a nascondersi in un monastero buddhista.
I torbidi alla corte di Angkor incoraggiarono i Cham a prendere l'iniziativa militare ed il re cham, Jayaindravarman, armò una grande flotta su cui imbarcò l'esercito e discese le coste del Mar della Cina fino alle foci del Mekong. Risalì il fiume fino al Tonle Sap e indisturbato entrò nel Grande lago dove sfociavano i canali che irrigavano le risaie e percorrevano tutto il perimetro urbano di Angkor a difesa della quale non c'erano opere difensive né guarnigioni. La sorpresa fu totale: le navi penetrarono nella città e la misero a sacco. L'usurpatore, i dignitari di corte, i comandanti militari, furono messi a morte: l'impero fu decapitato.
Per il principe che undici anni prima si era nascosto in un monastero buddhista per sfuggire ai sicari dell'usurpatore era giunto il tempo di lasciare la vita contemplativa e impugnare nuovamente le armi. Raccolse le truppe disperse e marciò contro le guarnigioni Cham che sconfisse una dopo l'altra. Affrontò poi in battaglia navale la flotta che era ormaggiata nel Grande lago e la mise in fuga. Proseguí il suo inseguimento fin oltre i confini e liberò il paese e nel 1181 salì al trono con il nome di Jayavarman VII.
Fece erigere le mura di Angkor Thom, la cittadella che proteggeva il Palazzo reale e i templi e gli edifici che ospitavano il cuore politico e religioso del paese.
Tutta Angkor venne ricostruita e nuove fondazioni religiose si aggiunsero alle antiche: la desolazione lasciata dagli invasori venne cancellata dallo splendore di una città resa magnifica quanto mai lo era stata in precedenza. Non meno grandiosa fu l'opera dispiegata per ridare vigore all'impero le cui strutture erano esauste per decenni di malgoverno e per le distruzioni portate dall'invasione e dalla guerra.
Fece riattare i canali insabbiati e costruì un nuovo grande baray. Le strade imperiali vennero ricostruite su massicciata per renderle percorribili anche nella stagione delle piogge e lungo il percorso furono impiante 125 "case con del fuoco", vale a dire stazioni di posta o caravanserragli. I ponti furono costruiti in pietra e tali da poter diventare sbarramenti del corso del fiume per creare bacini di raccolta delle acque. Su tutto il territorio dell' impero, dalle pianure del delta fino al medio Laos, venne costruita una rete di 102 ospedali pubblici.
A compimento di tutta questa opera Jayavarman VII si fece promotore di una radicale riforma religiosa. Il culto buddhista del Mahayana soppiantò la fede brahmanica e il bodhisattva Lokeshvara, il "grande compassionevole", assunse i tratti dello stesso sovrano divenendo il benefico protettore di tutto l' Impero khmer.
Il regno di Jayavarman VII fu molto lungo e tanti indizi portano a ritenere che morì nel 1219, a un'età molto avanzata.
La sua morte segna la fine di un ciclo storico. Angkor continuò a vivere per più di due secoli ma con lui finì il periodo delle grandi opere e dopo di lui non fu più eretto alcun monumento in pietra non perché le risorse dell’Impero fossero esauste ma perché “a nuovo culto, nuovi luoghi di culto”: il buddhismo stava ormai diventando la religione dominante e il luogo di culto buddhista è il vat che si costruisce in legno e non in pietra. Sicuramente si costruì ancora molto ma erano tutti edifici in legno che non sono sopravvissuti alla decadenza e all’opera rovinosa del tempo.