Le prime pagine dei giornali spesso si riempiono di grandi titoli che osannano l’opera di giustizia che la “comunità internazionale” svolge allestendo esemplari giudizi contro i responsabili di crimini contro l’Umanita. Questa giustizia è encomiabile ma è piuttosto selettiva perché i cittadini di alcuni Stati, anche se presunti colpevoli, non sono perseguibili dalla Corte Penale Internazionale o International Criminal Court, non ostante che questa Corte fosse nata con le migliori intenzioni possibili.
Le sue origini risalgono al periodo immediatamente successivo alla seconda guerra mondiale, quando furono istituiti dei Tribunali Militari Internazionali: il primo fu quello di Norimberga e il secondo fu quello dell'Estremo Oriente. Come tribunali militari, la loro competenza giurisdizionale inizialmente si limitava ai crimini di guerra, ma il tribunale di Norimberga emettendo le proprie sentenze ampliò l'ambito dei crimini, inserendo oltre ai crimini di guerra, i crimini contro l'umanità e contro la pace.
L'Assemblea Generale dell’ONU insediò una Commissione avente il compito di formulare un Codice su questi crimini e uno Statuto per la Corte penale internazionale. La competenza della Corte è limitata ai crimini che riguardano la comunità internazionale nel suo insieme, come il genocidio, i crimini contro l'umanità e i crimini di guerra (cosiddetti crimina iuris gentium). La Corte ha una competenza complementare a quella dei singoli Stati, dunque può intervenire solo se e solo quando gli Stati interessati non vogliono o non possono agire per punire questi crimini. Non è comunque un organo dell’ONU e non deve essere confusa con la Corte Internazionale di Giustizia dell’ONU che ha, anch’essa, sede all’Aia ma competenza diverse.
L’urgenza di istituire la Corte Penale Internazionale, con un suo preciso ordinamento, divenne più pressante dopo che nel 1993 e nel 1994 furono istituiti dei Tribunali ad hoc per giudicare i crimini commessi nella Ex-Jugoslavia e in Ruanda. Nel 1996 si conclusero i lavori della Commissione l'Assemblea delle Nazioni Unite convocò a Roma una conferenza diplomatica dei Plenipotenziari degli Stati, dal 15 giugno al 17 luglio 1998, per l'istituzione della Corte Penale Internazionale. Le progressive ratifiche dello Statuto di Roma hanno infine consentito di raggiungere il quorum fissato dall'Art. 126 (60 Ratifiche) e, a termini di detta norma, il testo è entrato in vigore il 1 luglio 2002. Nel giugno 2016 solo 124 stati, dei 193 stati membri dell'ONU, hanno però ratificato lo Statuto e alcuni stati come la Russia, hanno annunciato di volere recedere dalla ratifica.
L’Italia ha ratificato l’adesione il 26 luglio 1999, ma alcuni stati, come il Sudan, la Cina, la Nigeria, gli Stati Uniti e Israele non hanno mai ratificato lo Statuto di Roma. Gli Stati Uniti dopo aver firmato in favore del trattato istitutivo della Corte Penale Internazionale nel dicembre del 2000, nel maggio del 2002, con una lettera inviata al Segretario Generale delle Nazioni Unite, hanno dichiarato di non voler diventare parte del trattato e di non sentirsi in alcun modo vincolati dalla firma apposta nel 2000. Questo significa che nessun cittadino americano, qualsiasi crimine abbia commesso, può essere penalmente perseguibile.