Bagan fu fondata nell’anno 849, lottò a lungo per emergere e divenne ricca e potente solo dopo il 1044 quando salì al trono Anawratha, il fondatore del Primo Impero birmano. La città visse un lungo periodo di splendore fino al 1210, quando con la morte di re Narapati-sithu iniziò la sua decadenza conclusasi con la conquista da parte dei mongoli di Qubilai Khan nel 1287.
Angkor fu fondata nell’anno 802 e divenne capitale di un impero che valicava i confini dell’attuale Cambogia solo intorno all’anno Mille. Seguirono due secoli di incomparabile fulgore e la sua decadenza ebbe inizio dopo la morte del grande re Jayavarman VII, nel 1219.
Due destini quasi paralleli.
L’impero khmer aveva toccato il suo apogeo agli inizi del XIII secolo sotto il regno di Jayavarman VII. I suoi confini andavano dal Mare dell’Est alla catena del Tenasserim e la cittadella più occidentale era Muang Sing, la “Città del leone”, i cui resti, ancora ben conservati, si trovano a poca distanza dal famoso ponte sul fiume Kwai. In quegli stessi anni Bagan viveva lo splendore dei regni di due eminenti sovrani come Narapatisithu e Htilominlo e la sua influenza si estendeva fino ai confini orientali dello stato mon.
I due grandi imperi erano quindi confinanti ma, caso assai singolare nella storia, non si trova traccia di qualsivoglia rapporto fra le due civiltà. Non ci furono guerre. Dalle purtroppo scarne fonti d’informazione di cui disponiamo, non si ha notizia di traffici mercantili. Per due secoli procedettero su cammini paralleli che mai si incrociarono, neppure sul piano culturale.
Anche un frettoloso esame delle caratteristiche dell’architettura religiosa, l’unica sopravvissuta alle rovine del tempo, non consente di individuare alcun legame: diverse erano le tipologie architettoniche e differenti le tecniche costruttive. Ai tempi dell’impero, gli khmer costruirono i loro templi usando quasi esclusivamente la laterite e l’arenaria, mentre invece i birmani non abbandonarono mai l’uso del mattone. Anche la scultura, a tuttotondo o bassorilievo, ha caratteristiche profondamente diverse. L’elemento chiave dell’architettura birmana fu sempre lo stupa, mentre per quella khmer fu il prasat. La lingua sacra degli Khmer fu il sanscrito, per i Birmani fu il pali. Non ci fu quindi alcuno scambio culturale fra i due imperi che, d’altre parte, mai entrarono in conflitto tra loro né, da quanto oggi risulta, ebbero mai relazioni diplomatiche.
Anche se oggi entrambi i popoli sono seguaci del buddhismo Theraveda, in quei tempi lontani in Angkor si praticavano i culti brahmanici e quando Jayavarman VII impose il culto buddhista, scelse la dottrina del Mahayana mentre i birmani, sin dalla nascita dell’impero, restarono sempre fedeli alla “dottrina degli anziani”, ma ciò non escludeva l’eventualità che monaci mendicanti o sapienti brahmani potessero muoversi da un luogo santo all’altro. Se ciò accadde, noi non ne abbiamo notizia. Tacciono le fonti khmer e quelle birmane, come se i due imperi si fossero sempre reciprocamente ignorati. Il solo, episodico e marginale rapporto fra Bagan e Angkor è testimoniato da un’iscrizione sulla pietra in Angkor Thom, dove si dice che un sapiente brahmano, venuto dalla corte di Narapatisithu, “avendo appreso che in Angkor vivevano molti eccellenti studiosi del sapere dei Veda, qui giunse per manifestare la propria scienza”.